BRUXELLES – Nuovo fronte di scontro con la Unione Europea da parte della Polonia e parte del (forse “fu”) gruppo di Visegrad Four, il V4, oggi forse messo sotto pressione dai cambiamenti geo-politico legati alla guerra russo-ucraina.
La questione è adesso l’entrata in vigore della direttiva europeistica che ratifica l’accordo mondiale propugnato dal Usa sotto forma di OECD (organizzazione per lo sviluppo economico) su una ‘minimum tax” del 15% da applicare a tutte le multinazionali ed a livello mondiale ed a cui hanno dato consenso, al luglio 2021, 130 Paesi (ad ottobre 2021 erano 136 sui 140 membri), che rappresentano il 90% del GDP mondiale.
La Polonia ha infatti fatto posticipare, della attuale presidenza Ceka, il voto su tale pacchetto di decisioni appunto relativa alla “minimum tax mondiale”, GMT).
All’interno di tale “pacchetto” anche la previsione di ulteriori miliardi della EU per l’Ucraina, si parla di 18mld € fino al 2023 ed i fondi destinati all’Ungheria, anche qui circa 6mld €, altri fondi che la politica di Bruxelles vuole bloccare.

Minimum Tax per il Mondo
L’ipotesi di una minimum tax mondiale ha preso vita nell’ambio delle proposte dell’OECD. In un primo momento gli USA, i partner di maggior peso, si dichiararono contrari perchè tale tasse avrebbe colpito più che altro aziende americane.
Poi l’attuale amministrazione Biden ammorbidì i toni ed i due ‘Pillars” ovvero i due pilastri su cui tale proposta si basa, entrarono nella progettazione politica americana.
Pilastro 1 – ricollocazione dei profitti rispetto al mercato di creazione degli stessi (il più in relazione ai profitti fatti con la gestione e la commercializzazione dei ‘dati’ raccolti via internet). Secondo stime vale circa 125mld $.
Pilastro 2 – introduzione di una tassazione minima comune sugli stessi profitti. Secondo stime vale circa 150mld $.
fonte: taxfoundation
Addirittura Biden, avendo nella propria politica fiscale proposto per la propria GILTI (la minimum tax americana) al 21%, ad un certo punto cercò di spingere la minimum tax mondiale proprio al 21%.
Quando nelle discussioni si parlava di un range tra il 10 ed il 15%, gli USA dissero che avrebbero accettato la GMT al 15%. E così fu.
Governo mondiale
La posizione della Polonia rispetto alla verifica della validità di una tassazione etero-decisa, rientra in quello che molte analisi critiche mettono in evidenza.
Se da un lato l’ipotesi di una tassazione uniforme mondiale appare interessante nella teoria, nella pratica evolve in una ancora maggiore limitazione della sovranità nazionale dei Paesi.
E nello sviluppo economico, specie dei piccoli Paesi e/o di quelli in via di sviluppo, la libertà di muoversi su tale ambito, è importante.
In molti accusano i “grandi” di avere prima beneficiato di tali procedure competitive. Ed adesso di chiudere tali opportunità specie ai Paesi in via di Sviluppo.
In Europa, l’Irlanda ha potuto beneficiare di un importante sviluppo economico che ha anche avuto effetti di ricaduta (spill over effect) sul suo sistema di sviluppo, proprio perchè ha offerto da lungo tempo, tasse al 12.5% alle multinazionali. Da Microsoft in poi, questa aziende si sono localizzate in Irlanda.
Un sistema in evoluzione
Ciò che viene messo in evidenza è, però, che il sistema della produzione mondiale è cambiato radicalmente negli ultimi anni.
In special modo la digitalizzazione ha creato un sistema in cui non ci sono magari più multinazionali con migliaia di dipendenti ma che hanno anche alti fatturato pur potendosi collocare in aree remote.
Oppure il ‘business’ della compra-vendita di dati, quindi bene “immateriale”, ha bisogno di un nuovo approccio.
Dall’altra parte, altri Paesi stanno modificando il proprio regime di tassazione per adeguarsi al contesto internazionale.
Gli Emirati Arabi Uniti, esempio, tasseranno al 9% le aziende del suo territorio dal giugno 2023 pur esentando il loro settore principe, l’estrazione di prodotti energetici ed avendo una soglia minima sotto la quale non si continuerà a tassare (€ 100.000 circa)
Alcuni altri Paesi stanno invece procedendo più velocemente. Il Regno Unito, per esempio, fuori dai vincoli della EU, ha indicato che l’applicazione di tale minimum tax ed addirittura l’avvio di una propria nazionale “minimum tax” sarà nel 2023, dopo il 31 Dicembre (vedi).
“Pillar 1” e “Pillar 2” devono funzionaRE in maniera integrata. E comprensibile
Le obiezioni della Polonia sono quelle già avanzate nei primi colloqui. In particolare che questo “Pillar 2” che la EU spinge per essere attivato urgentemente (ovvero la tassazione al 15%) deve essere meglio coordinato con il “Pillar 1” (la tassazione di parte dei profitti, es delle vendite, nei Paesi in cui le vendite stesse sono effettuate).
Nella fase attuale i due “Pillar” non sono ben definiti se non per la quota 15% per cui l’attivazione eventuale delle due imposizioni fiscali potrebbe portare ad effetti non chiariti adesso.
Commento
La tassazione è una parte fondamentale della gestione di uno Stato. Il problema è che una “filosofia ‘socialista di base” si è insinuata nella moderna gestione statale.
E così, agli Stati viene sempre chiesto di più. I cittadini sono sempre di più orientati a chiedere interventi per ogni atto/fatto della vita umana.
Lo Stato, come organizzazione, sta quindi prevalendo sulla logica liberale di un intervento minimo sui servizi fondamentali lasciando alle libertà individuali di organizzarsi secondo modelli liberali.
In questo scambio, lo Stato – che spesso e troppo volentieri non è il <lo Stato siamo noi> – allarga la propria influenza sulle vite personali fino a rasentare una “democratica dittatura”. Inutile parlare delle politiche restrittive di vite e libertà civili attuate durante il covid.

Ma oltre ad una forte spinta verso il controllo più intimo dato dallo scambio “tu mi chiedi-io ti do, ma poi tu fai tutto quello che ti dico io per il tuo bene“, esiste poi l’immenso monte di denaro per il mantenimento di milioni di politiche assistenziali spacciate come “necessarie“.
Un tale massa di denaro non può che venire dalla tassazione. Tassazione che è immane ed incontrollabile in tutti i territori sviluppati. E’ cioè denaro che lo ‘Stato” sfila dalle tasse dei cittadini per attuare le sue politiche “democratiche”.
Non solo. Quando si parla di “tassazione” (es qui al 15%, ma molto più alta altrove), si tralasciano tutte le ‘tasse occulte” date dalle miriadi di imposizioni economiche statali sui fatti personali: dalla tassa dell’auto al bollo.
Limite al prelievo fiscale? Non esiste in nessuna Costituzione
Ora, in nessuna costituzione esiste una norma che dica: “Lo Stato può richiedere ai cittadini tasse fino a X percentuale“.
In questo modo di agire senza freni e controlli se non l’ipotesi ‘democratica’ dati dai Parlamenti, la tassazione potrebbe arrivare al 90, 100%. Come è d’altra parte ispirazione dei modelli social/comunisti, con l’espropriazione della proprietà privata fatta via “democratica”.
Ecco il rischio di dare troppo spazio ad uno Stato nella richiesta continua di ‘servizi’: lo Stato chiede di più, sempre molto di più di ciò che ai singoli dà intervenendo nella vita privata di tutti.
In questo modo lo ‘Stato Social/comunista” di espropriazione della proprietà privata, fatto fuori dalla Storia, rientra dalla finestra.
Con i rischi per la libertà personale che, nella Storia della Polonia, può ricordare il 13 Dicembre 1981 il gen. Jaruzelski proclamò la nascita della Wojskowa Rada Ocalenia Narodowego, il Consiglio Militare della Sicurezza, imponendo corte marziale, limitazioni alle libertà di movimento, arresti indiscriminati.
Il tutto per il “bene del Popolo e della Nazione”.

Link ad un paper OECD sotto forma di FAQ sulle proposte Pillar 1 e Pillar 2
Qui invece per conoscere il punto di vista dell’OECD sul tali riforme,
- * CEE: Central Eastern Europe