WARSZAWA – Sono 38.179.800 gli abitanti della Polonia al 31 marzo 2021. E’ il dato rilasciato dal GUS, l’Ufficio di Statistica Nazionale secondo il ‘census’, ovvero la raccolta di dati legati al censimento demografico.
Sono i primi dati, definiti “preliminari” di questo studio che vuole anche definire i “trend” in atto nel Paese per quanto riguarda l’inurbazione (il tasso di presenza nelle città), i tassi demografici, le nascite.
Per il numero totale, appunto di oltre 38mln, il GUS indica un decremento di circa 332.000 unità rispetto al precedente censimento del 2011. In termini percentuali siamo al -0.9% di presenza nel territorio polacco.

Nella suddivisione tra “Uomini e Donne”, la maggioranza fa ancora alle Donne che rappresentano il 51.5% rispetto al 48,5% degli uomini. E questo rapporto è in linea con il precedente del 2011.
Tutte queste persone abitano in un totale di 15.2mln di abitazioni (da case singole ad appartamenti in condomini). Un numero che è in netto incremento rispetto all’anno 2011 perchè si tratta di un +12.6%, ovvero 1.7mln di abitazioni rese disponibili. Un bell’incremento dato certamente dal miglioramento del tenore di vita in Polonia.

Riferendosi al numero di soli ‘edifici”, il GUS indica la presenza di 6.8mln di “palazzi”. Anche questo numero è un netta crescita rispetto il precedente censimento.
Si parla infatti di un incremento del +13.3% ovvero 800.000 nuove strutture abitative/lavoro erette in Polonia.
DemografiA ed Espatrio
I dati che, a dire dell’analisi di alcuni sono preoccupanti, riguardano il rapporto tra le ‘fasce d’età’.
Guardando a tale distribuzione si vede che nella fascia 0-17 anni (fascia pre-lavorativa) nel 2021 è presente il 18.7%, in lievissima diminuzione rispetto al 18.2% del 2011.

Più accentuato è il divario 2011-vs-2021 nella fascia lavorativa, la 18-59/64 anni. Qui se il dato del 2011 dava il 64.4%, nel 2021 siamo scesi al 60%. Un 4% che potrebbe indicare non tanto una ‘denatalità’ ma un fuoriuscita di tale fascia di popolazione verso altri Paesi.
D’altra parte esiste una specifica letteratura per ciò che in Europa è la European Migration Network (EMN) che è definita la “ripetizione legale di migrazione di una stessa persone verso due o più Paesi“. E nel periodo immeditamente successivo alla caduta del regime comunista dell’URSS, l’espatrio per i polacchi fu un “piacere” ma più che altro una necessità. Cosa che ha portato in migliaia a vivere all’estero anche se non per continuati 12 mesi.

Anzianità e denatalità
Qui il dato statistico diventa più consistente perchè nella fascia >65 anni, quindi in età ufficialmente post-lavorativa, cresce il numero degli anziani a +21.8% rispetto al precedente 2011 del 16.9%.
Anche in Polonia è cioè evidente il trend di allungamento della vita nella fascia di popolazione anziani dovuta a migliori condizioni anche sanitarie e generali.
Ciò crea l’allarme sul mantenimento del tenore di vita di questa fascia di popolazione che, secondo i sistemi attuali, deve far affidamento sul lavoro delle giovani generazioni che versando i propri contributi lavorativi possono “”pagare le pensioni”.
Secondo le indicazioni della GUS, infatti, il “tasso di fertilità”, cioè il numero di figli per donna in Polonia è in decremento e sarà molto difficile portarlo sopra il 2%, soglia ritenuta di “equilibrio”.
Secondo questo report, entro il 2050 la metà della popolazione polacca sarà di oltre 50 anni.
