WARSZAWA – Si avvia a pieno regime la collaborazione tra la PKN Orlen (Polski Koncern Naftowy) e la Aramco Saudi.
La prima è la maggior azienda integrata del settore energetico in Polonia, la seconda il braccio operativo dell’Arabia Saudita sempre nel settore della ricerca e produzione di energia.
L’accordo formale risale agli ultimissimi giorni di Novembre con l’acquisto di una considerevole quota del 30% delle attività della Orlen nella raffineria di Gdansk, una delle due raffinerie localizzate in Polonia. Nella transazione è stato pure incluso il 100% di attività legate al commercio di idrocarburi ed il 50% delle attività nei servizi di rifornimento aeroportuale, attivo in collaborazione con la BP Europe, e che in Polonia serve 7 aeroporti. Nella stessa operazione, è rientrata la cessione di 417 stazioni di servizio alla ungherese MOL.
L’accordo prevede che la Saudi Aramco provveda a circa il 45% del petrolio pre-raffinato acquistato dalla Orlen con l’obiettivo per l’Arabia Saudita di arrivare ad una propria produzione di 4mln di barili al giorno (fonte: Aawsat.com).
E ciò si integra nella strategia di crescita del Paese arabo nel settore degli idrocarburi per promuoversi non solo come fornitori di materia prima (il petrolio) ma per integrarsi nei successivi processi di raffinazione che hanno certamente un maggior “valore aggiunto”.

Liberarsi dalla Russia a favore di un altro Paese
Tale tipo di ‘affare’ è certamente da inserire nell’oggi più complesso processo di rinnovamento delle fonti di approvvigionamento che la guerra russo-ucraina ha evidenziato.
Ma è un progetto che è in moto da almeno 5 anni, come lo stesso presidente di Orlen ha indicato.
In tale modo, la Polonia diminuisce la dipendenza dalla fornitura russa pur se cede asset ad un altro Stato, oggi ritenuto affidabile.
D’altra parte, la produzione di energia non è un fattore che può essere assolutamente sottovalutato e ci si sta accorgendo del valore solo adesso, dopo decenni di facilità nel ‘click” e si accende la luce.
La diversificazione è, a questo punto, fondamentale per avere modo di mantenere gli equilibri nel lungo periodo.

Lo anche sottolineato il presidente di PKN Orlen, Daniel Obajtek, secondo cui “Queste operazioni sono di importanza strategica per rafforzare ulteriormente l’approvvigionamento energetico, non solo in Polonia ma per l’intera regione. Abbiamo costruito la più grande azienda dell’Europa centrale con un portafoglio diversificato di attività che rafforzerà efficacemente le attuali linee di business e ne svilupperà di nuove. Questo – ha continuato – crea nuove opportunità di crescita per consentirci di continuare ad espanderci in prodotti potenziali e ad alto margine”.
Critiche e polemiche
Sulla cessione di questi ‘asset’, alcune critiche sono state levate. Soprattutto in relazione alla ipotesi di cessioni strategiche a gruppi stranieri.
In sue dichiarazioni alla agenzia PaP, il presidente Obajtek ha indicato che la raffineria di Gdansk, oggetto di tale cessione “di una piccola raffineria dove la cessione del solo 30% non da il controllo“. E comunque “si tratta di una attività senza petrolchimica, senza pilastri di affari complementari e con diritti di vendita limitati“.
Obajtek ha poi messo in evidenza un altro aspetto, ovvero della costante perdita della Lotus, la società effettivamente in gestione della raffineria di Gdansk.
“La Lotus è in perdita da anni. Nel 2014 era in bancarotta ed è stata salvata dallo Stato“, appunto con l’acquisizione del 53% da parte di Orlen.
Oggi con l’ingresso del potenziale finanziario degli arabi, le cose potrebbero volgere al meglio, liberando lo Stato del peso economico di tale azienda, benchè asset strategico.
D’altra parte, come lo stesso presidente di PKN Orlen ha evidenziato, se è vero che i profitti di questo periodo sono evidenti, il tutto è certamente legato alla guerra. Slegare Gdansk dalla raffinazione del solo petrolio russo era quindi necessario. Con l’Arabia Saudita, si può fare.