WARSZAWA – Nel corso della settimana sono stati smantellati almeno 4 rappresentazioni della passata storia comunista della Polonia sotto la dittatura della scomparsa URSS.
Si tratta dei monumenti nelle città di Glubczyce e Byczyna (Opole), Bobolice (West Pomerania ) e Staszow (Świętokrzyskie).
“Decomunistizzazione” della Polonia
In pratica, su indicazione del “Instytut Pamięci Narodowej – Komisja Ścigania Zbrodni przeciwko Narodowi Polskiemu“, abbreviato in IPN, è stato avviato un processo di distruzione di vecchi monumenti legati al Secondo dopoguerra e che vedevano la celebrazione dei soldati dell’URSS.
“Stiamo procedendo a decomunistizzare (dekomunizacja) la Polonia – ha indicato il presidente dell’IPN, Karol Nawrocki.
I monumenti facevano parte della cosiddetta rete dei “Monumenti di ringraziamento all’Armata Rossa” ed erano stati eretti, ovviamente durante il regime comunista, a ricordo della presenza russa in Polonia.
Ora, con l’aggravarsi delle relazioni russo-polacche a seguito delle guerra in Ukraina, il processo di ‘decomunistazione” ha ripreso il proprio percorso in quello che si può dire essere una ‘cancel culture” in salsa polacca.
Ripicca russa
Secondo indicazioni ufficiali tale smantellamento è legato alle leggi che vietano di propagandare regimi totalitari per cui anche il comunismo. Una legge del 2016 impone infatti alle amministrazioni locali di tutti quei simboli che richiamano regimi totalitari.
Secondo un elenco stilato dall’IPN, ci sono circa 60 cittadine in cui tali simboli sono ancora presenti.
La Russia ha protestato per tale atto evidenziando che da un lato viene rimossa la memoria di coloro che sono morti in quei tempi per liberare la Polonia e, dall’altro, si viene meno ad un accordo bilaterale.
In questo periodo di picca-e-ripicca, i russi nella zona di Smolensk, hanno minacciato di distruggere il Cimitero di Katyn dove sono sepolte le vittime del ‘massacro di Katyn”.