PRAGA – Il ‘problema’ energetico sta emergendo forte. La mancanza di fonti prime di produzione da parte della Russia, ha evidenziato la fragilità di un sistema che sull’approvvigionamento di energia ha basato il proprio modo di vivere e produrre.
Oggi, l’idea amplificata, è che tutti gli Stati devono concorrere mutualmente alla produzione di energia con fonti non-russe e, nello stesso tempo, distribuire in maniera solidale tra di loro la stessa ‘nuova’ energia.
Ma è una ipotesi che affonda davanti alla complessità della realtà e davanti al fatto che, oltre le dichiarazioni di intenti, gli Stati hanno Popolazioni e necessità che vogliono (e devono) proteggere.
Ecco allora le politiche emerse nelle ultime settimane con, esempio, la Germania che forte di un bilancio statale non in rosso, si può permettere di stanziare 200 mld € per contribuire al caro bollette, sia di famiglie che imprese.
Questo, detto in pratica, permetterà alle imprese tedesche di essere competitive sui mercati mondiali e nazionale potendo contare su soldi pubblici che terranno a bada l’esplosione delle proprie bollette di elettricità e gas.
In tale scenario, c’è stato un incontro tra rappresentanti polacchi e cechi per raccordare le politiche energetiche per il prossimo futuro.
Diversificazione di forniture, ma sempre dall’estero
Lo rilancia il sito specializzato Energetyka24 secondo cui a Praga ed organizzato dalla Fondazione Polska Wielki Projekt e dall’Istituto CEVRO. Le giornate di incontro si sono sviluppare attorno al rischio che milioni di persone possano cadere nella ‘povertà energetica’, cosa davvero pericolosa per una regione in cui il freddo la fa da padrone.
Durante tali incontri, il Segretario di Stato Mateusz Berger, responsabile per tale settore per il governo polacco, ha evidenziato come la Polonia abbia avviato il proprio processo di diversificazione delle fonti di approvvigionamento già da diversi anni.
In particolare è stato messo in evidenza come l’accesso al gas non sia più fatto attraverso forniture di origine russa ma, esempio, mediante il gasdotto Baltic Pipe che ha origine in Danimarca per, appunto, approdare in Polonia. Una diversificazione che, comunque, tiene legata la Polonia ad un Paese estero.
Altra fonte che sta avendo attenzione, è il cosiddetto LNG per cui la Polonia sta completando un termina di scarico a Świnoujście.

Il gas LNG è un gas che viene raffreddato a -162°C e trasportato con navi cisterna. Una volta a destinazione, deve essere ri-liquefatto e quindi inviato, via gasdotto, a centrali di produzione. Ad oggi, secondo il sito Energytech, il maggior esportatore di LNG sono gli Stati Uniti che ha superato Australia e Qatar che erano i leader nell’export nel 2021.
Dalla metà del 2022, praticamente dall’inizio delle ostilità Russo-Ukraine, gli USA hanno aumentato la produzione grazie anche alle tecniche, spesso molto criticate, del fracking. Secondo la EIA, la americana Energy Information Agency, ogni giorno in Europa e UK vengono scaricati 8.2 mld di metri cubi. Sotto tale aspetto, gli USA stanno economicamente largamente beneficiano di questa nuova domanda di fonti di energia.
Non dimenticare le infrastrutture
“L’attenzione alle infrastrutture – ha detto Berger – deve avere lo stesso ruolo che ha l’attenzione alla propria difesa in tempo di pace. Siamo vittime di questa guerra nel campo energetico. Così come non dobbiamo risparmiare nel campo degli armamenti per la difesa, non dobbiamo risparmiare sulla creazione di infrastrutture adeguate e diversificate”.
Interessante è stato il mettere in evidenza il ruolo delle infrastrutture fatto dal vice ministro Berger.