WARSZAWA – La situazione economica della Polonia sarà stabile. Ciò significa che, seppur non sono previsti aumenti di produttività del PIL (Prodotto Interno Lordo), non si sarà però neanche il rischio di stagnazione e recessione.
Lo ha indicato il prof. Adam Glapiński, Governatore della NPB, la banca centrale polacca, in una nota ed intervista (la nota si può trovare qui).

Globalizzazione, politiche “green” eD energia
L’analisi parte dalle cause di una inflazione mai vista negli ultimi decenni. Infatti grazie alla globalizzazione, alla libertà dei commerci e ad un sostanzioso sviluppo dei “Paesi in via di Sviluppo”, il Mondo ha goduto di una concorrenza che ha portato ad un abbassamento del livello dei costi e, quindi, dei prezzi finali.
Questo scenario ha cominciato a cambiare quando si è spinto verso l’abbandono delle fonti energetiche di tipo fossile (carbone e petrolio), cosa che ha dato la prima spinta ad un aumento dei prezzi causa l’aumento dei costi.
A questo si è aggiunto il problema covid che ha spinto molte economie allo stop forzato, facendo mancare la propria produzione nel Mondo. E questo ha spinto ancora su i prezzi a fronte di una domanda mondiale che non si era raffreddata.
Il covid ha anche messo a dura prova la logistica, ovvero la movimentazione dei beni prodotti dai luoghi di produzione a quelli di consumo: l’aumento dei costi si è riversato immediatamente sul livello dei prezzi.

Come se non fosse stato sufficiente, si è poi scatenata la guerra Ucraina-Russia che ha portato, tralasciando il dolorosissimo conteggio di vite umane distrutte e di un Paese sottoposto a così forte violenza, ha portato dicevamo al sostanziale azzeramento delle forniture russe di gas per la produzione di energia.
Energia non più a buon mercato
E tale di tipo di limitazione si è, ancora una volta riversata sui prezzi.
E questo ha fatto salire vertiginosamente l’inflazione. Il prof. Glapiński ricorda come il tasso di inflazione sia andato dal 9% di Nazioni come Regno Unito, Usa e buona parte della zone euro a tassi del 20% in Lithuania, Estonia, Lettonia.

La Polonia
Per la Polonia il tutto ovviamente si è attuato secondo la ‘struttura’ del Paese. Il Governatore ricorda come, subito dopo la pandemia ed il caos creato, la Polonia ha recuperato ad un livello di PIL superiore dell’8% al livello pre-pandemia. Un record, pensando per esempio alla Germania che non è riuscita neanche ad arrivare a livello pre-pandemia.
Se da un lato ciò ha dato nuovamente vigore all’economia polacca, dall’altro il ‘benessere relativo’ ha portato ad un aumento dell’inflazione, probabilmente per l’aumento di domanda di beni.
Il prof Glapiński però indica che il 75% dell’aumento del tasso di inflazione in Polonia viene da aumenti di prezzo esterni al Sistema Polacco: cioè aumenti di prodotti importati.
Ovviamente c’è una quota di inflazione interna data dall’aumento, specie nel settore alimentare. Un aumento di costi che le aziende produttrici hanno passato ai consumatori e che, pare, i polacchi abbiano ‘accettato’.
Ma con un rischio: che questo processo di aumento dell’inflazione venga considerato accettabile ma solo perchè si comincia a chiedere un aumento dei salati proprio per combattere la stessa inflazione.
U.S.A. in recessione ‘tecnica’
La situazione, nel breve periodo, non pare migliorabile. Se il tasso di inflazione in Polonia, per gli interventi della Banca Centrale Polacca sul tasso di interesse nazionale si è stabilizzato, all’estero le cose vanno guardate meglio.
Gli USA, dice il governatore, sono in ‘recessione tecnica’ e le previsioni del PIL sono state riviste. In Germania, il maggior partner economico della Polonia, si è ‘stagnazione’.
Con questo scenario, certamente la Polonia non può avere prospettive allettanti. Ma la cosa buona indicata dalla BNP è che ci sarà un ‘atterraggio morbido’ della Nazione rispetto tale accadimenti.
La previsione però è che se nel 2023 la situazione inflattiva sarà stabile verso l’alto, nel 2024 si prevede un ritorno al 3.5%.
Tali previsioni sono, ovviamente, molto legate alle dinamiche dei prezzi internazionali. Prima di tutto il costo dell’energia che varia di momento in momento rendendo difficile previsioni concrete. E poi le decisioni governative.
Esempio l’IVA: se il tasso IVA rimarrà entro certi limiti o tornerà al suo livello ‘normale’, questo potrebbe portare a fiammate inflattive e potenziale recessione.
