WARSZAWA – Problema ‘diplomatico’ tra Polonia ed Israele a causa delle visite dei giovani studenti israeliani ai furono campi di concentramento in territorio polacco durante la Seconda Guerra Mondiale.
Lo evidenzia il tabloid israeliano Haaretz secondo cui l’ambasciatore israeliano in Polonia è stato convocato per un colloquio presso il Ministero degli Esteri (Ministerstwo Spraw Zagranicznych).
Causa dei colloqui il commento dell’ambasciatore Yacov Livne sulla sospensione delle visite di istruzione degli studenti israeliani dentro i campi di concentramento creati dai tedeschi entro i confini della Polonia.
Durante la commemorazione della rivolta nel campo di Sobibor (link), l’ambasciatore ha polemicamente sottolineato come ‘oggi sia impossibile per gli studenti israeliani visitare i campi di concentramento’.
“Israele non ha compreso la nostra posizione”
Gli ha risposto il Vice Ministro del Ministero degli Esteri, Pawel Jablonski, dapprima sottolineando la inelegante presa di posizione fatta non per le vie formali con un contatto diretto con gli uffici del Ministero.
Ma soprattutto evidenziando come non si sia compresa la questione, perlomeno vista dal lato polacco.
Secondo Jablonski lo stop alle visite dentro i campi di concentramento per gli studenti e che risale a questa estate, è dovuto a motivi si sicurezza e per la volontà di concordare con il governo israeliano tali visite.
Per il primo punto, appunto già ad inizio stagione estiva, il governo polacco aveva chiesto di eliminare la scorta armata di cui godevano gli studenti israeliani che, appunto, visitavano i campi. Infatti, per norme emanate dallo Stato di Israele, gli studenti erano scortati dentro i campi da agenti armati. Un fatto che il governo polacco ha ritenuto di terminare perché che avrebbe potuto portare a rischi per la sicurezza.
Ma un altro aspetto chiave, oltre le pistole, era che i tour organizzati per gli studenti finivano per mettere in cattiva luce la Polonia ed il popolo polacco che veniva, per le storie raccontate, accusato di essere tra i colpevoli dei fatti accaduti.
Tour concordati
Da tempo la Polonia ha cercato di concordare l’organizzazione di tali tour, sia per i percorsi sia per i racconti delle guide senza, evidentemente, trovare accoglienza in tale richiesta.
Secondo il governo polacco, i racconti fatti durante tali tour, lasciano nell’immaginario dei ragazzi una cattiva immagine della Polonia e del suo popolo.
Fin prima della pandemia che ha bloccato le visite, erano circa 40.000 ogni anno i ragazzi che visitavano la Polonia per i campi di concentramento organizzati nel suo territorio.