BRUXELLES – Sarà per oggi, 17 novembre alle 14.30 (visibile presso questo link) l’audizione operata dai membri del Parlamento Europeo rispetto lo stato di fatto del blocco sostanziale dell’aborto in Polonia.
A due danni dalla entrata in vigore di tale norma, il PE ritiene necessaria la verifica delle condizioni su tale argomento in Polonia.
Ad essere auditi saranno Barbara Skrobol, cognata di Izabela Sajbor, prima donna considerata vittima del divieto ‘de facto’ di abortire in Polonia, Kamila Ferenc, avvocato della “”Foundation for Women and Family Planning FEDERA”; Neil Datta, Segretario del “European Parliamentary Forum for Sexual and Reproductive Rights” e Caroline Hickson, Direttore regionale del “International Planned Parenthood Federation European Network”.
In Polonia da circa due anni è infatti praticamente proibito l’aborto se non in caso di violenza sessuale o rischio per la vita della Madre.
Nel 2020, il Tribunale costituzionale legiferò contro la precedente norma che permetteva di abortire anche in caso di malformazioni del feto. Secondo il Tribunale, decidere sulla nascita o no di un bambino malato e malformato è contro il “diritto alla vita dell’essere umano” prescritto dalla Costituzione polacca.
Abortire in Polonia è, sostanzialmente, vietato
Quindi, sostanzialmente, non si può abortire più in Polonia
La legge è in vigore dal gennaio 2021 e, secondo le norme, la donna di per sè non è colpevole per l’eventuale aborto ‘illegale’. Responsabili sono invece i medici che dovessero procurarlo e che sono passibili di carcere. Passibile di pena anche chi favorisce un aborto.
Secondo dei dati riportati da Rzeczpospolita, nel 2021 ci sono stati solo 107 casi di aborto ‘legale’ in Polonia: un numero troppo basso per la popolazione polacca cosa che indica il ricorso d’obbligo alla ‘clandestinità’ per tale pratica.
Indica infatti il The Guardian, che nel 2021 ci sono state 34.000 Donne polacche che, in un modo o nell’altro, hanno dovuto superare il blocco anti-abortista, anche con viaggi all’estero.
Nel 2020, l’associazione “Abortion Without Borders” ha dichiarato di avere avuto 31.730 telefonate da parte di Donne polacche in stato di gravidanza e per la ricerca di un aiuto.

Il “registro delle gravidanze”
Quella polacca è una delle leggi più restrittive nel Mondo e certamente in Europa. La legislazione venne presa in carico dopo una raccolta di firme da associazioni anti-aborto che chiedevano addirittura un divieto totale di aborto nella Nazione.
Tra l’altro, in una recente direttiva del Ministero della Sanità, è stato richiesto ai medici di registrare, in un data base centrale, lo stato di salute dei pazienti relativo a allergie, gruppo sanguigno ed eventuale gravidanza.
Questo ha fatto giustamente gridare al pericolo della istituzione di un ‘registro delle gravidanze‘ con il rischio che anche chi voglia adire ai servizi legali degli altri Stati della Unione Europea per gestire la propria gravidanza, aborto compreso, possa essere individuata e segnalata.
Il portavoce del Ministero, Wojciech Andrusiewicz, in una intervista a TVN24 ha dichiarato che non c’è nessuna volontà di istituire un registro simile e che l’obiettivo è piuttosto di avere un data base aggiornato anche per coloro che vogliano estradare verso gli altri Paesi della EU per le proprie cure mediche.
Ma, come riporta voanews.com, Marta Lempart, attivitsta del gruppo Women’s Strike, ha detto di non credere che queste informazioni sullo stato di gravidanza non siano passate ai magistrati per eventuali indagini. Anzi, sostiene, che la polizia in Polonia sta già facendo indagini e domande sulle condizioni di gravidanza e come le gravidanze sono portate a termine.
“La polizia può entrare in casa tua e chiedere come stai portando avanti la gravidanza“, ha detto.
La ratio di questo salto indietro nel Medioevo mentale e culturale, è probabilmente da ricercare nella estrema cattolicizzazione ideologizzata di buona parte della popolazione, guidata da organizzazioni retro-datate che abbandonano la razionalità per la paranoia morale di parte.